Le mineralizzazioni che vengono alla luce nella valle del Torrente Mandola sono state sfruttate fin dalla preistoria e forse anche in epoca romana. Nel medioevo tale tradizione mineraria venne ripresa con l’apertura di scavi e gallerie dalle quali si ottenevano minerali che opportunamente lavorati fornivano rame e ferro ma anche piccole quantità di argento e di oro. Successivamente la pirite del giacimento minerario venne utilizzata per ricavare vetriolo (= acido solforico utilizzato nelle manifatture tessili e in metallurgia come colorante e detergente) e “sugarina” (= polvere di pirite di colore dorato che veniva utilizzata come assorbente per l’inchiostro e che per il suo colore dorato era conosciuta anche come “spolverino d’oro”).